Esami tossicologici nei trasporti: cosa sapere sui cut-off e sui controlli obbligatori

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I lavoratori del settore trasporti che svolgono mansioni a rischio devono sottoporsi per legge a controlli tossicologici e alcol test.

Questa previsione nasce dal Decreto Legislativo 81/2008 e dall’Intesa Stato-Regioni del 2007, che hanno introdotto l’obbligo di sorveglianza sanitaria per chi guida mezzi pesanti, trasporta merci pericolose, conduce autobus o opera su binari e rotaie. L’obiettivo è ridurre al minimo il rischio di incidenti legati al consumo di sostanze stupefacenti o alcol.

Chi rientra nelle categorie obbligate?

Non tutti i lavoratori sono sottoposti agli stessi obblighi: solo chi svolge attività che comportano un rischio immediato per sé e per gli altri deve effettuare i test.
Parliamo, ad esempio, di:

  • conducenti con patenti C, D, E;
  • autisti di mezzi pubblici;
  • operatori nel trasporto di merci pericolose;
  • macchinisti e personale ferroviario.

L’elenco delle mansioni a rischio è definito dalla normativa, ma aggiornato e interpretato dai medici competenti in base al contesto lavorativo.

Il ruolo del medico competente

Il medico competente è la figura centrale che gestisce l’intero processo di sorveglianza sanitaria. È lui che programma le visite preventive e periodiche, dispone i test tossicologici, valuta l’idoneità alla mansione e, in caso di positività, attiva i necessari accertamenti di secondo livello. Inoltre, garantisce che i lavoratori abbiano diritto alla privacy e alla possibilità di controanalisi in caso di contestazione.

Come funzionano i test tossicologici?

Gli esami vengono effettuati in due fasi.

  1. Screening
    spesso rapido, utile a individuare eventuali positività sospette
  2. Conferma
    eseguita in laboratorio con metodiche certificate, che elimina dubbi e falsi positivi.

Le matrici biologiche più utilizzate sono urine e saliva, mentre in alcuni casi si ricorre a capelli o sangue per approfondimenti particolari.

Cosa significa “cut-off” e perché non esiste un unico valore?

Il termine “cut-off” indica la soglia di concentrazione che separa un risultato positivo da uno negativo. Tuttavia, in Italia non esiste una tabella nazionale unica e obbligatoria con valori precisi valida per tutti i casi.

Le soglie possono variare in base a diversi fattori:

  • matrice biologica analizzata: urina, saliva o capelli danno risultati molto diversi;
  • fase del test: screening rapido vs conferma di laboratorio;
  • linee guida seguite dal laboratorio: ogni centro si rifà a standard scientifici riconosciuti (ad esempio GTFI, SIBioC, EWDT);
  • strumentazione e sensibilità dei kit: i test rapidi hanno cut-off più alti, i metodi di conferma molto più sensibili.

Questo significa che un risultato non dipende da un numero fisso, ma dal protocollo adottato. Il medico competente deve sempre interpretare l’esito nel contesto normativo e clinico.

Conseguenze di un test positivo

Un risultato positivo allo screening non comporta automaticamente la perdita del lavoro, ma determina la temporanea non idoneità alla mansione a rischio. Solo dopo la conferma di laboratorio e le eventuali verifiche del SERD (Servizio per le Dipendenze) il medico competente può esprimere un giudizio definitivo.

In alcuni casi, viene previsto un periodo di monitoraggio con test a sorpresa prima del reintegro.

Perché questi controlli sono fondamentali?

La sicurezza nel settore trasporti non riguarda solo i lavoratori, ma anche passeggeri, merci e terzi coinvolti nella circolazione. Una persona che guida sotto l’effetto di sostanze ha riflessi rallentati, ridotta capacità di concentrazione e maggiore rischio di incidenti.

I controlli tossicologici sono quindi uno strumento di tutela collettiva, ma anche una garanzia di professionalità e affidabilità per chi lavora.

FAQ – Domande frequenti

Perché non ci sono valori unici di cut-off stabiliti dalla legge?
Perché la normativa italiana stabilisce l’obbligo dei test, ma non definisce i numeri. I valori sono affidati alle linee guida tecnico-scientifiche e ai protocolli di laboratorio.

Lo screening rapido può essere contestato?
Sì. Lo screening serve solo a individuare sospetti. Se positivo, va sempre confermato in laboratorio. Il lavoratore ha diritto a controanalisi.

I capelli vengono sempre usati come matrice di controllo?
No. L’analisi del capello è molto utile per ricostruire consumi nel tempo, ma non è la matrice principale per la sorveglianza sanitaria di routine.

Cosa succede se un lavoratore rifiuta di sottoporsi al test?
Il rifiuto ingiustificato comporta la sospensione temporanea dalla mansione a rischio. La procedura deve essere gestita nel rispetto della privacy e dei diritti del lavoratore.

Posso conoscere il cut-off applicato al mio test?
Sì. Il referto deve riportare le soglie di riferimento, la matrice analizzata e la metodica utilizzata, in modo da garantire trasparenza e possibilità di verifica.