Aviofobia: non è solo paura, ma una questione di personalità!

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La paura di volare, spesso sottovalutata o trattata come una semplice fobia passeggera, può rappresentare una vera e propria barriera per chi ne è colpito. Non si tratta solo di disagio temporaneo: per alcune persone, il solo pensiero di salire a bordo di un aereo scatena ansia intensa, evitamento e limitazioni nella vita quotidiana. Ma cosa rende alcuni più vulnerabili di altri a questa forma di disagio? Un recente studio scientifico del Professor Minoretti, insieme ad alcuni colleghi, ha provato a rispondere, indagando una possibile connessione tra tratti della personalità e aviofobia.

Una questione di tratti psicologici

Alla base della ricerca c’è l’idea che ogni individuo possieda una configurazione unica di tratti psicologici, e che alcune di queste caratteristiche possano rendere più probabile l’insorgere della paura legata al volo. I ricercatori hanno confrontato due gruppi di persone: da un lato coloro che manifestano una paura clinicamente riconosciuta nei confronti dell’esperienza del volo, dall’altro viaggiatori abituali che volano con frequenza e senza particolari timori.

Per misurare i tratti psicologici dei partecipanti, è stato utilizzato un test strutturato in grado di analizzare cinque grandi aree della personalità: tendenza all’ansia e all’instabilità emotiva (nevroticismo), apertura mentale, estroversione, responsabilità e affidabilità (coscienziosità), e infine disponibilità e fiducia verso gli altri (gradevolezza).

Chi ha più paura? Le personalità più a rischio

I risultati hanno mostrato un pattern chiaro. Chi soffre di paura di volare tende ad avere livelli significativamente più alti di nevroticismo, ovvero una maggiore sensibilità allo stress e alle emozioni negative. Parallelamente, queste persone mostrano livelli più bassi in due altri tratti fondamentali: coscienziosità, legata alla capacità di pianificare, organizzare e mantenere il controllo, e gradevolezza, che riguarda il modo in cui ci si relaziona con gli altri in termini di fiducia, empatia e collaborazione.

In pratica, chi ha più probabilità di sviluppare aviofobia tende ad essere emotivamente più vulnerabile, meno strutturato e meno incline ad affidarsi agli altri o a fidarsi del contesto. Tutto ciò contribuisce a rendere l’esperienza del volo – con le sue fasi di attesa, controllo e mancanza di controllo personale – ancora più ansiogena.

Spunti per nuovi approcci terapeutici

Queste osservazioni non restano fini a sé stesse. Comprendere le caratteristiche psicologiche più comuni tra chi teme l’aereo può aiutare a sviluppare interventi terapeutici su misura. Invece di adottare un approccio unico per tutti, i professionisti della salute mentale potrebbero personalizzare la terapia in base ai tratti dominanti di ciascun individuo.

Ad esempio, lavorare sulla regolazione emotiva e sul contenimento dell’ansia può essere utile per chi presenta un alto livello di nevroticismo. Allo stesso modo, rafforzare le competenze di gestione e pianificazione può giovare a coloro che mostrano basse capacità organizzative e scarsa percezione di controllo.

Una nuova prospettiva sulla paura del volo

L’idea che la paura dell’aereo sia semplicemente una reazione irrazionale o immotivata viene superata da questo tipo di ricerche. La fobia, infatti, non nasce nel vuoto: è il frutto di una complessa interazione tra vissuti personali, esperienze e, come mostra lo studio, anche disposizioni di personalità.

Accendere i riflettori su questi aspetti psicologici apre nuove strade nella comprensione e nel trattamento dell’aviofobia. Una fobia che, oggi più che mai, vale la pena affrontare — per non lasciare che la paura chiuda le ali a chi vorrebbe solo spiccare il volo.