La salute mentale è un aspetto fondamentale per ogni professione ad alta responsabilità, ma assume un ruolo ancora più centrale nel mondo dell’aviazione. In particolare, la depressione può compromettere alcune funzioni cognitive chiave, note come funzioni esecutive, che sono essenziali per l’attività quotidiana dei piloti.
Le funzioni esecutive comprendono capacità come la pianificazione, la risoluzione di problemi, il controllo dell’attenzione e la gestione simultanea di più compiti.
Si tratta di competenze cognitive complesse che, se compromesse, possono ridurre l’efficienza operativa e aumentare il rischio di errori, anche in situazioni di routine.
Depressione e funzioni esecutive: un legame documentato
Numerosi studi condotti sulla popolazione generale hanno dimostrato una correlazione tra sintomi depressivi e una ridotta efficienza delle funzioni esecutive. Tra le difficoltà più comuni riscontrate vi sono problemi di attenzione, ridotta memoria di lavoro e difficoltà nell’inibizione delle risposte automatiche.
Questi deficit non solo influenzano il rendimento lavorativo, ma possono anche compromettere la qualità della vita quotidiana, aumentando la percezione dello stress e riducendo la capacità di far fronte a situazioni complesse.
Piloti e depressione: un’area di rischio spesso trascurata
Nel contesto aeronautico, anche una depressione lieve può rappresentare un fattore critico. I piloti devono essere in grado di prendere decisioni rapide e accurate, mantenere la concentrazione per lunghi periodi e reagire efficacemente a situazioni impreviste. Un calo delle funzioni esecutive può ridurre significativamente la capacità di gestire situazioni complesse, aumentando potenzialmente i rischi per la sicurezza del volo.
Lo studio: depressione e prestazioni cognitive nei piloti
Uno studio recente condotto dal professor Piercarlo Minoretti e il suo team, pubblicato sulla banca dati scientifica PubMed (link all’abstract), ha analizzato l’associazione tra depressione e funzioni esecutive in un campione di 100 piloti di linea maschi.
I partecipanti sono stati valutati attraverso il Beck Depression Inventory II (BDI-II) per misurare l’intensità dei sintomi depressivi, mentre le funzioni esecutive sono state testate mediante strumenti standardizzati come lo Stroop Color and Word Test (SCWT), il Digit Span Task (DST) e il Wisconsin Card Sorting Test (WCST).
Dallo studio è emerso che il 12% dei piloti presentava sintomi di depressione lieve (punteggi BDI-II compresi tra 14 e 19). In questo sottogruppo sono stati osservati:
- Tempi di risposta più lenti e maggiore interferenza cognitiva nel test Stroop;
- Punteggi inferiori nelle prove di memoria di lavoro (digit span avanti e indietro);
- Maggior numero di errori, sia perseverativi che non, nel WCST, indicativi di minore flessibilità cognitiva.
Sicurezza del volo e benessere psicologico: un binomio inseparabile
Questi risultati evidenziano quanto sia importante monitorare la salute mentale anche in presenza di sintomi depressivi lievi. Le funzioni esecutive sono infatti fondamentali per il controllo delle operazioni di volo, e la loro compromissione, anche minima, può influenzare negativamente l’efficacia e la sicurezza delle decisioni prese in cabina.
Per questo motivo, è auspicabile che le compagnie aeree e gli enti regolatori del settore implementino programmi di screening psicologico regolare, oltre a fornire supporto psicologico accessibile e creare un ambiente di lavoro in cui i piloti possano esprimere il proprio disagio emotivo senza timore di stigmatizzazione o ripercussioni professionali.
Investire nella salute mentale dei piloti non è solo una scelta etica, ma un elemento strategico per la prevenzione e la sicurezza in ambito aeronautico.